Le botte non significano assenza d’amore…
Le dichiarazioni deliranti di una psicoanalista e pediatra francese osannata per anni dalla cultura e dalla politica. Rispunta una vecchia intervista del 1979.
di Jerome Canard, pubblicato su “Le Canard Enchainé”. Traduzione di Intersecta.
E’ successo solo tre settimane fa, prima del caso Matzneff (un anziano poeta, ben inserito negli ambienti culturali e politici, al punto da ricevere la legion d’onore, che nei suoi libri parlava apertamente delle sue conquiste, cioè ragazzini e ragazzine fra i 12 e i quattordici anni, e che è stato chiamato in causa da una sua ex preda in un libro che ha fatto scalpore): France 2 ha trasmesso un interessante documentario dedicato a Françoise Dolto, la celebre pediatra e psicoanalista francese. Questo documentario, dal titolo “Nel nome del bambino”, metteva in evidenza il ruolo che questa discepola di Jacques Lacan ha avuto nell’evoluzione dell’approccio degli psicoterauti al bambino, alla sua educazione e ai suoi eventuali traumi.
“Nel nome del bambino” ha completamente ignorato però le affermazioni, a dir poco stupefacenti, che la stessa Françoise Dolto aveva fatto, in una lunga intervista e in un libro, a proposito delle donne vittime di violenze, della pedofilia e dell’incesto. Inoltre, non viene tenuto conto del fatto che la Dolto abbia firmato e diffuso, insieme ad altri grandi nomi come Gabriel Matzneff, Jean Paul Sartre, Michel Foucault, una petizione il 23 Maggio 1977, che chiedeva un alleggerimento delle pene previste dal codice penale per corruzione di minore. In quegli anni fra l’altro, lei era impegnata in diverse trasmissioni radiofoniche dedicate ai bambini, in cui si presentava come una nonnina comprensiva…
Quando, nel 2010, alcuni giornali hanno tirato fuori questa petizione e le sue posizioni quantomeno discutibili sull’argomento, la figlia di Françoise, Catherine Dolto, ha difeso la madre con questo argomento: “Tutto ciò risale all’epoca del suicidio di Gabrielle, insegnante che aveva avuto una relazione con un suo allievo”. Punto e basta.
Riguardo invece agli scritti materni che riproduciamo qua sotto, ha affermato che non sono altro che “citazioni fuori contesto, in cui Françoise Dolto parlava dell’incoscio e non del conscio. E questo snatura il vero senso delle sue parole”.
Sarà, ma anche leggendole “nel loro contesto”, queste parole più che inconscio sembrano incoscienti.
Quello che segue è un estratto di un’intervista comparsa nel novembre 1979 sul numero 44 della rivista femminista “Choisir la cause des femmes”, diretta da Gisèle Halimi. Gran parte di queste tesi saranno ulteriormente sviluppate nel libro “Il bambino, il giudice e la psicanalista”, pubblicato nel 1999, con questa nota di copertina: “questo libro è il dialogo intesno e esemplare fra un giudice minorile e una psicanalista…”
Le donne che subiscono violenza.
Domanda: Per le violenze sulle donne e sui minori il problema è lo stesso?
Dolto: In attesa che le mentalità evolvano, le case per le donne vittime di violenza sono utili. Secono me però questo risolve niente (…). Ho visto una di questa donne, completamente persa, incapace di tutto, anche di occuparsi dei bambini che sono con lei, completamente sottomessa a un’assistente sociale della casa che la ospita. Si comprende come un uomo sposato con un donna come questa, che si aspettava che lei facesse quello che doveva fare, arrivi a picchiarla, sperando di farla cambiare. Ma lei è incapace di cambiare, è una povera inferma. E ce ne sono tante così.
Domanda: Non stara mica giustificando il fatto che donne è bambini siano picchiati da qualcuno di più forte di loro?
Dolto: No, non giustifico niente! Ma dico che è il marito che deve essere aiutato, non la donna da lui picchiata. Bisogna dire al marito: “Lei non non può vivere con questa donna, la lasci”.
Queste donne sono incapaci di quasiasi tipo di attività, spingono i loro mariti alla violenza ma non fanno niente per loro.
Domanda: Non crede che ci siano dei bambini oggetto di violenza che desiderano non esserlo, come delle donne picchiate dal marito che vorrebbero una relazione diversa?
Dolto: No, e la prova è nel fatto che quando si separa un bambino dai genitori violenti, poi lui piange e vuole tornare con loro. Allo stesso modo, la donna picchiata, ricoverata in una casa d’accoglienza, vuole rivedere il marito. Le botte non significano assenza d’amore…
Domanda: Quindi se un bambino viene da noi e ci dice chiaramente: “i miei genitori mi picchiano”, cosa si fa?
Dolto: Bisogna dirgli: “Non è forse quello che vuoi? Non lo fai apposta a farli arrabbiare?”. In questo modo è il bambino che può trovare da solo la soluzione (…). Bisognerebbe spiegare al bambino che, molto spesso, è lui che fa in modo di venire picchiato. E’ una maniera di conquistare l’attenzione dei genitori. E’ necessario insegnargli a non lasciarsi picchiare, ma anche a non farsi palpeggiare da sua madre. Alcune madri sono scandalose, disgustose coi loro figli. Il loro sedicente amore è un incesto. Ci sono della mamme che lasciano i loro bambini di ventidue mesi succhiare i loro capezzoli tutto il giorno, si figuri!
L’incesto e lo stupro.
Dolto: Nell’incesto fra padre e figlia, la figlia adora il suo papà ed è molto contenta di poter rivaleggiare con la mamma.
Domanda: E il padre non ha responsabilità?
Dolto: Beh, è sua figlia, gli appartiene. Lui non fa nessuna differenza fra moglie e figlia, e anzi si sente un po’ anche figlio di sua moglie, o padre di sua moglie. Gli uomini sono come dei bambini, sapesse quanti di loro cercano nella moglie una bambinaia. E tante donne sono contente di ciò! Quindi a questo livello non parlerei di reponsabilità del padre (…)
Domanda: Quindi una ragazzina è sempre consenziente?
Dolto: Senz’altro.
Domanda: Ma allora quando si può parlare di stupro?
Dolto: Non c’è mai stupro, perché sono consenzienti.
Domanda: Quando una ragazzina le racconta che nella sua infanzia ha avuto rapporti sessuali con suo padre, e che ha vissuto questo come uno stupro, lei che le dice?
Dolto: Non può averlo vissuto come uno stupro, ha semplicemente capito che suo padre la ama e che si consola con lei perché sua moglie non vuole più fare l’amore con lui.
Domanda: Come spiega allora il trauma, se la ragazzina è sempre consenziente?
Dolto: Giel’ho detto, il trauma è legato al fatto che la sua sesualità non si sviluppa normalmente, perché la sessualità si forma a partire dal taboo dell’incesto. Il tabbo, valorizza la sessualità, perché il bambino dai 3 ai 13 anni desidera l’incesto. Quando tutto va bene, la sessualità si sposta su un soggetto diverso dalla madre o dal padre. Il fatto che un bambino debba fare compiacere i suoi genitori è già una forma di incesto. E tutta la nostra educazione si basa su questa forma di piacere: “Fai un piacere a mamma, mangia tutta la minestra!”. E’ perverso e vizioso anche questo. Tante ragazzine finiscono a letto col papà per fare piacere alla mamma. “Va nel letto di tuo padre, lui ama le carezze e anche tu, io non ne ho voglia!”
Domanda: Secondo lei allora non ci sono padri viziosi e perversi?
Dolto: Basta che la figlia si rifiuti di andare a letto col padre, dicendo che questo non si fa, e lui la lascerà tranquilla.
Domanda: Forse insistiamo troppo su questo punto, ma sappiamo che ci sono tante ragazzine violentate dal padre e che non sono per niente consenzienti.
Dolto: In questo caso, si ammalano, e così la somatizzazione le sottrae alle attenzioni paterne. E’ una maniera incoscia di sottrarsi all’atto incestuoso…
Questo dialogo assurdo è ancora più incredibile se si considera che due anni prima la Dolto aveva chiaramente condannato la pedofilia. Nel 1977 scriveva in una lettera aperta che “l’iniziazione sessuale degli adolescenti e dei bambini da parte di un adulto (..) anche quando non c’è incesto è sempre un trauma psicologico profondo”.
Ma a quale di queste due Dolto, quella che dice che la pedofilia è una trauma o quella che lo nega, pensavano i sindaci francesi che hanno dato il suo nome a più di 150 istituti scolastici?.